Alessandra Nocilla, lassù sono stati davvero generosi con me ed io sarò sempre grata.

Mi chiamo Alessandra, ho 33 anni, vivo in Sicilia, in una cittadina di montagna dove durante l’inverno c’è freddo, nebbia e a volte anche neve: Enna, una Sicilia insolita. Sono moglie, madre, fidanzata (si perché c’era qualcosa di “magico” nel nostro fidanzamento che non volevamo finisse), figlia, sorella, amica, dipendente, dirigente, casalinga, lavoratrice, dinamica, pigra, creativa, banale ecc… in sintesi sono io e cerco di essere me stessa al meglio che posso, quasi sempre. Per via delle strane pieghe della vita a volte mi capita di essere due cose opposte tra loro, sono un ossimoro vivente e ne sono ben contenta.
Io sono del parere che se camminando guardiamo in una determinata direzione finiremo per dirigerci, più o meno consapevolmente, verso il punto guardato e così, quasi per caso, ti imbatti in chi aveva già iniziato a guardare in quella direzione e magari qualcuno, prima o poi, s’imbatterà in te. Così mi sono imbattuta nell’allegra compagnia di Vita 21.

Anche io sono mamma di una bimba con la sindrome di Down, mia figlia si chiama Federica ed è a dir poco meravigliosa, ha due anni e fa la maestra, la mia maestra.
Mi ha insegnato molte più cose di quante io ne abbia insegnate a lei.
All’inizio mi ha insegnato a cambiare i pannolini, a preparare il latte per le poppate, a cullarla anche se non c’era bisogno solo per il gusto di abbracciarla e sentire la delicatezza della sua pelle.
Mi ha insegnato la giusta misura “né troppo né troppo poco”, e questa è già una grande lezione. Con lei ho iniziato a scoprire cose che per me non esistevano, lei è stata una sorta di Cristoforo Colombo, mi ha portato fino alla fine del mondo e mi ha mostrato che, in realtà, il mondo non era finito, era solo iniziato.
Ora, dico io, bisognerebbe almeno parlare di lei nei libri dei grandi esploratori o no?
No. La risposta esatta è no.
Lei mi ha insegnato ad essere madre e questo è il privilegio di ogni primogenito: prendere una donna e farne una madre. Che meraviglia…
Tra le più belle lezioni che ho ricevuto da Federica quella su “La bellezza del mondo visto a rallentatore” è certamente degna di nota.
Mi spiego meglio.
Avete presente lo “slow food” che dice di scegliere i cibi di qualità, consumarli in contesto adeguato a poterne conoscerne la provenienza, apprezzarne gli odori, i profumi, la consistenza, ecc…?
Beh Federica ha riportato questo concetto applicandolo alla nostra intera esistenza. Possiamo chiamarlo “slow-life”, se vi piace.
Prima che nascesse Federica la mia vita era scandita dalla quantità delle cose da fare e dalla frenesia con cui riuscivo a farle. Correndo qui e lì senza mai apprezzare il percorso ma solo con un sospiro di sollievo a fine giornata perché ero riuscita a fare ciò che dovevo. Federica ha pigiato il tasto “rallentatore”.
Non finirò mai di dirle GRAZIE! Ad un tratto lo stesso “ film” sembra essere un altro. I colori del panorama, che prima erano delle macchie sfocate, adesso sono vividi e brillanti, i suoni, che prima erano come un “rumore di fondo”, possono esprimere tutta la bellezza di una melodia armoniosa e motivante, la pellicola ha acquistato maggior valore. Tutti mi dicevano, all’inizio, “crescerà col suo tempo” e questa frase era una pugnalata.
Adesso posso dire che è vero, il tempo si è dilatato, ma lo dico con molta gioia. Si è dilatato il tempo delle coccole “cucciolose”, il tempo della felicità, il tempo dell’entusiasmo per i traguardi raggiunti.
Tempo che, nella mia vita di prima, sarebbe volato via senza attenzione.
Si è dilatato anche il mio cuore che non sa smettere di amare ogni giorno di più quella bimba che io non meritavo.
Si, lei è molto più di quanto io meritassi.
Lassù sono stati davvero generosi con me ed io sarò sempre grata.

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