Statistiche agghiaccianti ed una bella notizia.

Le statistiche sono agghiaccianti: negli Stati Uniti il 90% delle gravidanze di bimbi diagnosticati con la sindrome Down viene abortito.

Sono vittime mute che non si possono difendere da quelle “cliniche dell’orrore” che troppo spesso consigliano alle madri di abortire, quando si verifica una gravidanza di un bambino down.

Proprio come se quella vita che cresce all’interno del ventre materno, non avesse alcun valore, non respirasse già. Ma c’è un’altra realtà parallela di cui nessuno finora ha mai parlato e che invece è veramente straordinaria.

Esistono moltissime famiglie americane che sarebbero disposte ad adottare quei bambini affetti dalla sindrome di Down, se solo avessero l’opportunità di venire al mondo.

L’ha ricordato proprio nei giorni scorsi il professor Joleigh Littledel, responsabile dell’Associazione per la vita National Right to Life, nel corso della loro convenzione annuale dal titolo “The Myth of the Unwanted Child”, (il mito del bambino che nessuno vuole). E le sue parole non sono cadute nel vuoto perché, a distanza di soli due giorni dal convegno, in un paesino della Virginia, è accaduto proprio quello di cui lui parlava.

Domenica scorsa il suono delle campane della messa, hanno portato nella chiesetta di Holy Trinity, a Gainesville, la solita folla tra cui una coppia giovane che, a fine funzione, ha voluto confidarsi con il parroco, il Reverendo Thomas Vander Woude. Tra le lacrime, la giovane sposa aveva raccontato di essere incinta alle 24esima settimana di un bambino affetto da sindrome di Down; agli sgoccioli, quindi, secondo il limite di tempo imposto dalla legge della Virginia, per prendere una decisione irrevocabile riguardo l’interruzione della gravidanza. “Il mio bimbo ha la sindrome Down, aveva ammesso la donna quasi confessandosi, e non crediamo di poterlo crescere. Siamo giovani, abbiamo pochi mezzi. Abbiamo deciso con dolore di abortire”.

Il parroco li aveva guardati negli occhi, aveva stretto la mano tremante della giovane donna e aveva lanciato loro se non proprio una sfida almeno una preghiera: datemi due giorni per cercare una famiglia adottiva.

“Ma chi può volere un bimbo come il mio?”.

Aveva ricominciato a piangere la donna.

“Preghiamo e vediamo”, aveva sorriso il sacerdote che, alla fine della funzione religiosa, aveva chiesto ad un giovane volontario di pubblicare un annuncio su Facebook per salvare la vita di quel piccolo innocente e trovare una famiglia disposta ad accoglierlo.

Le ore passavano lentamente ma, il lunedì mattino, il telefono della sacrestia aveva iniziato a squillare senza mai fermarsi!

Tanti volevano quel bambino, ha raccontato la perpetua Martha Drennan.

Quasi 500 telefonate e 900 e- mail! Le chiamate sono arrivate dagli Stati Uniti, dall’Inghilterra, dall’Olanda!!! Alla fine, sono state scelte 3 famiglie che sono state indirizzate ad un’agenzia per le adozioni che si occuperà di trovare la coppia più adatta al piccolo.

“Sentire tutta quella gente che telefonava mi ha ridato fiducia”, ha affermato il Parroco.

Il Presidente dell’associazione International Down Syndrome Coalition, Diane Grover, ha ribadito la grande importanza di educare i genitori che aspettano un bimbo Down a scegliere la via dell’adozione e non quella dell’aborto. “Ci sono tante coppie disposte ad accogliere un bimbo down, e noi siamo qui per aiutarle.”

Fonte: http://www.aibi.it/

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